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Tutti  i volti Rit

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DEF | RIT

Recentemente trasferito nella sua bellissima Siracusa ma ancora alla ricerca della disponibilità di un luogo fisico in cui esporre, questa esposizione è attualmente in modalità virtuale.

 

Contestualmente al ‘ritorno’ in Sicilia da Roma, divenuta a suo avviso, quest’ultima, luogo di ‘deflagrazione’ culturale e sociale, DEF|RIT nasce come sua ennesima riflessione sul destino dell’umanità: può l’uomo ignorare 'l'AMORE per gli altri continuando a distruggere lo scibile, sé stesso compreso?

  

I volti DEF sono le ultime opere romane, tutte digitali (realizzate cioè con lausilio di applicazioni che emulano la pienezza' del gesto pittorico tradizionale, come Procreate e Fresco), e i volti RIT sono le opere siracusane realizzate dall’agosto 2021, di cui solo due digitali. 

DEF

I volti DEF esprimono un profondo e desolato disagio al cospetto di un'umanità perduta, bisognosa di un ravvedimento che potrà oramai raggiungere solo nell’istante stesso che separerà la vita dalla morte. Questo istante, irreversibile, precede lo schianto ferale con la presa di coscienza di aver sprecato un'occasione irripetibile di felicità collettiva: la vita. Un impatto DEFlagrante con la verità di una società che, in nome di un ordine apparente, materiale, disarmonico e fittizio, ha disdegnato della solidarietà, dell’inclusione, dell’accoglienza, del farsi carico l’uno dell’altro, dell’uguaglianza, delle miracolose diversità, della pace. Locchio spalancato mira inerme il sopraggiungere dellesplosione, già in corso nel resto del volto, e la mente prende coscienza di aver reso questo mondo un luogo invivibile. Lindividuo oramai finito è come morto, o quasi, e la sua consistenza è azzerata e virtuale (ecco perché i disegni in digitale). Dunque DEFlagrazione e morte non sono la disfatta del corpo, o ’non solo’, bensì quella dell’anima. La morte fisica è una specifica inessenziale. I soggetti DEF, vittime e/o carnefici di questo mondo senza speranza, sono rei di imperdonabile individualismo. Ma tra questi emerge il dio Amore, sotto forma di sbiadito mostro, agli occhi di chi non è più in grado di riconoscerlo, di chi fa del proprio orrore interiore una 'galera/rifugio, proiettandola su tutte le cose, anche quelle divine. QuellAmore che diventa mostruosamente spaventoso, poiché implica coraggio, auto-consapevolezza, slancio vitale, cambiamento, onestà intellettuale. Implica un'energia che un animo sconfitto ha già perduto.

RIT

I volti RIT (ritorno all'amore) invece raccontano la speranza, sofferta o gioiosa, di un ravvedimento dellessere umano, che dalloscurità rinsavisce esponendosi alla luce dellamore (più che della ragione: tema già affrontato in AMA). Non è casuale la S. Lucia tra questi, come colei che emana luce (e patrona siracusana). Una luce che pervade' di volume, rendendo possibile loccupazione di uno spazio. Quasi una dimensione caravaggesca, una ierofania, che però diventa rinascita. Il ritorno ad essere corpo espresso dalla matericità del colore, ma non nel senso della 'gretta materia' bensì come consistenza dellessere, nella sfera emozionale e negli stati danimo. Il corpo si ricompone al fine di lottare per una società coesa ed ‘innamorata', approdando ad una dimensione dellEssere che qui appare reale e surreale contemporaneamente. Questo perché, in un moto inverso a quello della deflagrazione, nellatto cioè di solidificarsi, mostra anche le parti non ancora giunte al completamento. Infatti le imperfezioni e le 'incompiutezze’ partecipano della nostra meraviglia. La loro espressione allude ad uno stato interiore, fatto sia da riflessività serena che dal turbamento della rinascita. Un mondo in cui ordine' torni sinonimo di armonia' ed in cui la PERSONA sia la priorità universale. E PERSONA è lautore stesso, che ritrae individui reali in ritratti ed autoritratti.

NEOFASCISMO

Goleman ci informa che amore e sacro (sistema limbico), fortunatamente, prevalgono su ragione e pensiero (neocorteccia). La razionalità, da sola, è cosa nefasta: la bomba atomica è un prodotto dell'intelletto. Lordine, senza sentimento, è disarmonia, indifferente alla natura della PERSONA, alla sua anima. Come un treno disposto a travolgere chicchessia, pur di onorare la puntualità. Oggi viviamo in un mondo che va in questa direzione. Un mondo neofascista.

Il palese riferimento (quello dei treni) è al Fascismo, non inteso come fenomeno storico-politico, bensì stato della mente e condizione antropologica: il razionale e consapevole prediligere le cose alle persone. Tema sempre attuale: se il nostro fine non sono gli ALTRI bensì LE COSE, chiunque potrebbe esserci da ostacolo all'ottenimento di queste, e gli ostacoli vanno eliminati.

La prima conseguenza di questo stato psico-antropologico si chiama prevaricazione, alla quale succedono tutte le forme del male: ricchi che schiacciano i poveri e i poveri i poverissimi; disuguaglianza e discriminazione; sfruttamento e migrazioni; censura e disinformazione; forze di estrema destra, dittature finanziarie, globalizzazione e Troika; la CONOSCENZA umiliata da una pubblica istruzione indigente e a volte, purtroppo, da dirigenti (e loro collaboratori) infantili e sadici, 'esecutori banali del male' (Arendt), sebbene chiamati a commemorare il giorno della memoria; sicari dell’economia; disturbi di personalità, evitanti, alessitimici, antisociali e inquietanti manipolatori narcisisti; solitudine, omertà e paura (temi affrontati anche nellalbum UNITI).

La nostra reazione al Neofascismo, dunque, è il tema centrale di questa installazione: se questo è uno stato della mente tutti siamo chiamati a fare i conti con il passato nell'interrogarci sul fascista che è in noi. Tutti dobbiamo sapere che la nostra capacità di amare gli altri è inversamente proporzionale a questo orrido mostro annidatosi nella nostra anima, perché odiare qualcuno significa scoprirsi fascisti. ‘Amare, però, non in senso ecumenico, chiaramente: andare in chiesa (o sinagoga o moschea, etc) non tutela nessuno dal proprio 'fascista interiore. Anzi a volte si rimane sbigottiti dalle affermazioni brutali, razziste e omofobe di certi integralisti.

 

LARTE NEL NEOFASCISMO

Dando uno sguardo al mondo di oggi, gli espressionisti tedeschi avrebbero molto da raccontare attraverso la pittura, sebbene inibiti dal dramma di una società, quella del terzo millennio, oramai incapace di leggere lopera darte, o quantomeno di tuffarcisi senza paura. Dunque rimarrebbero ignorati, incompresi, o accusati di fare cose troppo inquietanti. Tra algidi manieristi e ipocriti modaioli, sono pochi gli 'operatori di verità, che diano seguito alla loro vocazione, alla denuncia del disagio, pur correndo il rischio di rimanere nelloblio di una lettera morta. Quanto analfabetismo collettivo, incapacità e disinteresse nel comprendere la portata innovativa e dirompente del messaggio artistico. E chiediamo scusa qualora apparissimo troppo pessimisti nel rilevare quanto moralismo low-cost sia oramai diffuso, pronto a gambizzare le libere corse della creatività, stabilendo in virtù di un 'arbitrio etico' cosa sia giusto o meno che lartista faccia. Quanto degrado mentale che cammina a braccetto con quelli che Battiato definiva falsi miti di progresso. Quanti un domani potrebbero persino tacciare il compianto Maestro di populismo?

Lartista deve dire la verità, che è autentica per definizione, dunque inedita ed innovativa. E per leggere il nuovo serve un nuovo dizionario. Ed imparare una nuova lingua spaventa. La società di oggi cerca abitudinarie certezze, cose già conosciute, protezione dallignoto, sebbene invece lignoto sia un inestimabile miracolo. Si spiega così il successo di tendenze foto-realistiche che riversano nellabilità manuale e nella statica e fedele percezione visiva l'ingrato compito di rifugiarsi in un 'luogo sicuro’: il già conosciuto. La pittura ha talmente paura di esistere da mimetizzarsi nella fotografia. Ma pittoricità e fotografia sono due linguaggi diversi, sebbene imparentati.

EPILOGO

Fascismo è sin dalla notte dei tempi il male assoluto, distruzione dellumanità, morte. Seguitando a non ribaltare la dicotomia COSE/PERSONE vivremo nel marchio del suo bestiale nome, trascinando lo scibile verso l’impatto. E oggi ne saggiamo le conseguenze, rivedendo gli orrori della guerra. Una guerra che non è mai finita, ma che impressiona quando ci tocca da vicino.

Che tipo di mondo scegliamo? Arrenderci alla DEF(lagrazione dell’umanità), o alzare la testa verso il RIT(orno allamore)? Quanto sei ancora capace di guardarti veramente allo specchio? Quanto sei capace di amare VERAMENTE chiunque? Poniti questi quesiti se scegli RIT, perché il bene ha sempre un prezzo dolorosissimo: guardare veramente se stessi.

Paolo Romano

un ringraziamento speciale ad Alessandro per avermi sostenuto, ispirato e incoraggiato.

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